La forte connotazione fantasmatica del suo lavoro porta direttamente alle opere di Mario Merz. Queste, insieme al luogo che le ospita, sono state un forte stimolo all’ideazione e realizzazione della mostra. Ogni lavoro di Mario Merz è stato indagato con passione e curiosità; ogni suo pensiero esplicitato attraverso una scritta al neon o la stampa di un libro, è stato oggetto di riflessione.
In esposizione alcuni lavori di Mario Merz realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta e installazioni di Elisabetta Benassi realizzate appositamente per il progetto, tra le quali emerge l’opera MareoMerz, perno dell’intera mostra. Si tratta di un’installazione costituita da un grande peschereccio e da un oggetto di uso quotidiano appartenuto a Mario Merz, la sua ultima automobile: Elisabetta Benassi ne celebra la riapparizione e l’oggetto diventa l’anello di un racconto umano che si lega, per circostanze insolite, alla storia collettiva.
Secondo la modalità di lavoro di Benassi, il dialogo avviene in maniera naturale perché è proprio della sua ricerca muoversi intorno al tentativo di recupero della memoria delle cose, dei luoghi e delle persone che ne fruiscono. Ogni oggetto conserva in sé tracce dei suoi momenti di vita e dei legami con altri oggetti, spazi e persone; ogni elemento ha in sé la giustificazione della propria esistenza e può creare una serie infinita di relazioni con il mondo esterno.