L’opera di Mario Merz, Senza titolo, 1984, è caratterizzata da una sequenza di stesure pittoriche, tratti grafici ed elementi applicati che, su un fondo di colorazione chiara, contribuiscono alla creazione di un grande volto. La cromia prevalente, costituita da campi rossi, argento e nero è stata applicata su muro attraverso spray e arricchita successivamente con tratti realizzati con gessetti di diversi colori. A completamento del lavoro pittorico sono stati inseriti nella zona centrale tra gli occhi, due elementi applicati: una scultura in metallo nera e un neon. Tutte le finiture sono state realizzate con gesti rapidi e solo nel caso del cono rosso centrale, l’artista ha sfruttato un elemento sagomato per guidare il suo lavoro e ottenere una forma geometrica dal profilo regolare.
Senza titolo fu realizzata in occasione di DIFFERENTI SENSAZIONI 3, rassegna di teatro e arte visiva a Collegno e Rivoli, dal primo al 29 luglio del 1984, ideata e organizzata da Stalker Teatro, a cura di Gabriele Boccacini. La rassegna e l’opera di Merz individuavano nell’iniziativa culturale un momento di confronto, di scambio e di liberazione, riflettendo a partire dallo spazio del Padiglione 14 e dalle vicende umane che questo aveva ospitato e vissuto. Gli spazi di quello che allora era da pochissimo tempo l’ex Ospedale Psichiatrico, venivano così trasformati. Il dialogo e l’intreccio tra le pratiche teatrali e dell’arte visiva ha segnato il carattere di un nuovo luogo di cultura e di protagonismo giovanile che viene oggi restituito completamente alla cittadinanza.
Il restauro
Nel 2022, grazie al sostegno e all’azione congiunta del Comune di Collegno, della Fondazione CRT e della Fondazione Merz, è stato possibile porre mano al restauro dell’opera che risultava in stato di grave degrado. Prima dell’azione di restauro delle superfici pittoriche a cura di Galileo Pellion di Persano, un’accurata ricerca storica ha permesso di ricostruire con certezza le fasi e i metodi tramite i quali era stata realizzata l’opera e lo stato originale in cui si trovava nel 1984 e si è provveduto alla rimozione di un palco in muratura, addossato all’opera, che ne pregiudicava sia la conservazione sia la completa visibilità.