Da una riflessione sul cosmo e il suo rapporto con la realtà si sviluppa il progetto di mostra all’interno degli spazi di Tennis Family House, il format di hospitality che per il quarto anno accoglie gli ospiti istituzionali delle Nitto ATP Finals di Torino presso il Teatro Ragazzi e Giovani, una struttura nata come cabina elettrica negli anni ‘30 e oggi centro di produzione teatrale.
All’esterno tre opere accolgono il visitatore: la “falce di luna” di Ettore Favini, i “meteoriti” di Paolo Icaro e la celebre “serie di Fibonacci” di Mario Merz. Tre opere in cui l’atmosfera celeste e le leggi naturali dettano l’intensa relazione tra il cosmo e la Terra.
UNA, 2023, l’opera luminosa di Ettore Favini posizionata sulla sommità della facciata sinistra, si staglia nel cielo attivandosi come un’eterna eclissi che regola le forze magnetiche del pianeta, sovrapponendosi al firmamento ed entrando in dialogo con Artificio naturale, 2011, un gruppo di cinque sculture in pietra di Matraia di Paolo Icaro, in prestito da Galleria Il Ponte, che per la loro struttura ermetica sembrano essere giunte come meteore per completare il paesaggio terrestre.
Sulla facciata di destra è installata la storica opera neon di Mario Merz, Progressione di Fibonacci, 1979, presentata in collaborazione con Fondazione Merz, in cui la serie numerica di Fibonacci, che notoriamente scandisce le regole di evoluzione del mondo vegetale e animale, compare come un manifesto di questa edizione, tracciando e introducendo le opere presentate all’interno degli spazi, in un raccordo tra fisico e irreale.
Accedendo al foyer del teatro un intervento site-specific dal titolo Starburst dello studio di architettura e design Stamuli, attende lo spettatore in un ambiente onirico. In Starburst le galassie si incontrano, le stelle si formano, e dal caos si genera qualcosa di straordinario, trasformando l’atrio del teatro in un portale verso una nuova dimensione; un’esperienza immersiva che trascende il mondo fisico passo dopo passo. L’installazione presenta due file di archi di origine metafisica, che si slanciano verso una luna crescente gialla, scandita su
uno sfondo blu profondo. È un punto di transizione: si passa dall’ordinario al surreale.
Da questo ingresso immersivo si accede alle opere d’arte presenti nell’area; Interno metafisico, 1963, di Giorgio De Chirico, gentilmente concessa dalla galleria SECCI, è un’opera unica nel suo genere, appartenente alla ricerca che l’artista svolgeva nella seconda metà del novecento sul materiale di accumulo, dopo aver indagato gli spazi prospettici, le figure e i soggetti che hanno contraddistinto la poetica della Metafisica.
Un accumulo di materiali che troviamo appena dopo nell’opera Miami Avenue 2019, 2018 di Mark Handforth, in prestito da Galleria Franco Noero, in cui pezzi di scarto, abilmente dipinti dall’artista, sono utilizzati per una composizione astratta che riporta le sembianze di una stella, la cui luminosità è data dalla lampada neon incastonata in essa. Sul lato opposto l’opera luminosa di Mario Airò dal titolo Ottava di Cadmio, 2023, in prestito dalla galleria Vistamare, diventa un contraltare alle suggestioni visive concentrate in quest’area, amplificando la dimensione immersiva in una serie di display luminosi che ripercorrono le tonalità della rifrazione della luce sulla cromosfera, più facilmente riconoscibili nei colori dell’arcobaleno come gradazione ed evoluzione della stessa, ricollegandosi alle leggi della natura esaminate da Mario Merz nel suo percorso.
Entrando nel piccolo teatro l’installazione ambientale site-specific di Giovanni Ozzola, in collaborazione con Galleria Continua, prende forma dal soffitto dove l’opera Contando le stelle, 2024, immerge l’osservatore in un’orbita spaziale di circa 50 metri quadrati, catalizzando lo sguardo dell’osservatore verso l’alto, come accade in una notte stellata.
Completano l’ambiente il neon circolare Illuminarsi rompendo l’eterno ritorno, 2024, prodotto per l’occasione, che traduce in parole la visione della terza opera presente nello spazio, Dust on my memories, 2016, composta da campane in bronzo sospese che riportano alla dimensione metafisica in cui un elemento scultoreo riconoscibile come oggetto quotidiano, diventa parte del paesaggio circostante, definendo un nuovo emisfero di lettura dello spazio.
Sotto il cielo stellato una installazione di divani Do-Lo-Rez di Ron Arad per Moroso, che nascono dal concetto del pixel, inteso come singolo elemento di un’immagine, un modulo base attraverso il quale il designer costruisce il suo progetto. Morbidi parallelepipedi a base quadrata, di diverse altezze, formano uno scenario unico, intersecando i principi del design industriale con un approccio creativo artigianale. Ad accompagnare Do-Lo-Rez gli sgabelli molleggiati 3Nuns, sempre firmati Ron Arad per Moroso. L’ironia concettuale si fonde con l’uso maestrale di un materiale come l’acciaio che nel progetto a volte è struttura rigida, cuore portante, mentre altre volte diventa un elastico che molleggia. A completare l’allestimento le poltroncine Square di Jonathan Olivares ideate per Moroso, caratterizzate dall’essenzialità delle forme geometriche e dalle linee precise e necessarie, in contrapposizione alle forme organiche dei pouf Anomaly, delle designer svedesi Front. Una serie di sedute, progettate per Moroso, la cui espressione artistica è legata in qualche modo alle forme animali o a qualche creatura sconosciuta. Anomaly è un progetto che vive di contraddizioni, a metà strada tra la manipolazione visionaria di un corpo e la progettazione di un oggetto da compagnia.
Project: FITP – Federazione Italiana Tennis e Padel, in collaborazione con Sport e Salute