La mostra raccoglie le voci di 17 artiste: una polifonia di segni ed esperienze la cui immaginazione ci parla della capacità di far transitare sulle soglie del pensiero tutte quelle realtà che sono ‘oltre’.
Il titolo PUSH THE LIMITS dichiara sin da subito la volontà di indagare la capacità dell’arte di porsi costantemente al limite per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso, immettendo nuovi elementi nel sistema; dire sì o no quando la ‘normalità’ esita; evidenziare quello che è suggerito nel presente e non rimanere fermi. Le artiste hanno colto quest’occasione per riaffermare l‘urgenza di liberare l’infinità dei possibili.
Ma quali sono questi limiti da spingere via? Culturali, geografici, identitari, sessuali, sociali e di visione. Ogni fase storica ne ha conosciuti e forse oggi il più grande e che li raggruppa tutti è la mancanza di un linguaggio capace di raccontarli per superarli. Ecco quindi che la pratica artistica ci torna ancora in aiuto poiché è costitutivo dell’arte operare lo sconfinamento tra i linguaggi, le immagini, i saperi e oltrepassare ora strabicamente, ora frontalmente, il proprio tempo e la storia.
Ogni opera in mostra è una spinta in avanti in uno spazio in cui i codici correnti di comportamento sono sospesi e la trasformazione diviene possibile; dove il come se e la quasi realtà consentono un flusso di più visioni e vocabolari rapportandoli a modi differenti di vivere, sperimentandoli e trovando nuovo senso.
Il percorso espositivo investe interamente gli spazi della Fondazione e si struttura come un discorso continuo; un incalzare, di strappi, sovrapposizioni, interrogativi, di realtà già conosciute e che paiono superate ma che invece tornano, di realtà non note che sarebbe opportuno penetrare, di realtà incomunicabili e che chiedono nuove parole.
Installazioni di grandi dimensioni concorrono alla definizione di una scrittura espositiva in grado di restituire al visitatore un’esperienza di senso totalmente immersiva, tra atmosfere, suoni, parole, tessiture materiche e cromatiche differenti. Dalla dimensione politica a quella simbolica, dall’ispirazione filosofica a quella poetica: un allestimento che sintetizza visivamente l’urgenza espressiva del nostro tempo e che invita il visitatore a definire una propria traiettoria in questo paesaggio continuo.
A testimoniare questa istanza, propria dell’arte contemporanea, sono alcune tra le voci femminili più rappresentative della ricerca artistica internazionale, che con la loro opera hanno declinato – in maniera diversa e sempre relazionandosi con il contesto di appartenenza – l’idea di limite e il concetto stesso di superamento. Autrici che nella loro pratica creativa hanno superato il vocabolario stereotipato di sapere, spingendo più in là i significati.
Con il sostegno di: Regione Piemonte, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
L’opera di Maria Papadimitriou è stata prodotta da Onassis Foundation
L’opera di Emily Jacir è stata prodotta da Fondazione Matera Basilicata 2019, Comune di Pietrapertosa