La Venaria Reale arricchisce la propria collezione di arte contemporanea, che comprende opere di Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo, con l’Igloo di Mario Merz ospitato presso i resti della Fontana del Cervo nella scenografica Corte d’onore.
Nel periodo in cui Torino celebra l’arte contemporanea, la Reggia di Venaria desidera valorizzare ed arricchire la propria collezione di arte contemporanea ospitando, presso i resti archeologici della Fontana del Cervo nella Corte d’Onore, un Igloo (1998) di Mario Merz.
L’opera, realizzata per il parco del Museu Serralves di Porto, si lega fortemente all’ambiente naturale e a quello dei Giardini della Reggia, attraverso l’impiego delle fascine ed in particolare al contesto della Fontana del Cervo, con la presenza maestosa di un cervo sulla sommità della struttura, sul cui fianco è attaccato un numero di Fibonacci di neon.
Nell’immaginario dell’artista convivono nell’igloo il contemporaneo e l’arcaico, in una circolarità dove il tempo è sospeso. Definito da Merz con un’ampia varietà di termini – tra cui capanna, cupola, tenda, ventre, cranio, terra – l’igloo materializza un’architettura primordiale in dialogo con la complessità del contesto sociale e industriale della seconda metà del Novecento.
Immagine sintetica, che nella sua forma semisferica include gli elementi della realtà naturale e di quella urbana – la luce, l’acqua, la terra, il legno, le pietre – per trasformarli in una visione poetica, l’igloo assume nell’arte di Mario Merz molteplici significati che cambiano ed evolvono di opera in opera. Se da un lato ha la funzione fondamentale di delimitare uno spazio – o di definire il limite tra lo spazio interno e lo spazio esterno – dall’altro è un simbolo o una metafora della condizione dell’uomo e del suo modo di abitare il mondo di oggi.
Nel Senza titolo realizzato per il parco del Museu Serralves di Porto in occasione della mostra personale allestitavi nel 1998, il cervo rende omaggio al tema ricorrente degli animali, preistorici o terribili, che entrano così a far parte anche del vocabolario degli igloo, accrescendone la dimensione arcaica e primitiva.
L’opera richiama in modo diretto l’ambiente naturale sia attraverso l’impiego delle fascine – una presenza costante nella produzione dell’artista fin dagli anni ’70, sia attraverso la presenza del cervo, la cui figura maestosa è resa ancora più espressiva dal numero ‘Fibonacci’ 10946 posizionato sul fianco dell’animale, qui in fusione di alluminio.