Per la Fondazione Merz Alfredo Jaar ha ideato un nuovo progetto giocato sul concetto di riflesso e di riflessione che, nel solco del suo interesse per la relazione tra cultura e vita democratica, interroga il senso della memoria e dell’impegno politico degli anni Sessanta e Settanta, non per commemorare, ma per tornare a promuovere la cultura come fattore di cambiamento.
La mostra, composta da circa 60 opere, ha inizio con una grande installazione costituita da milioni di pezzi di vetro e specchio che coprono quasi interamente il pavimento della Fondazione. Lo spettatore, camminando su una distesa riflettente di macerie che è anche spazio della memoria, è invitato a ripensare ai momenti difficili della storia collettiva, e allo stesso tempo si ritrova a compiere un esercizio di conoscenza di se stesso. Ciò che rimane degli insegnamenti della storia, diventa la base per una rinascita e nuova spinta culturale.
In un secondo spazio Jaar orchestra un dialogo con un’opera di Mario Merz del 1970 intitolata Sciopero generale azione politica relativa proclamata relativamente all’arte, riportandola al tempo presente attraverso una nostalgica e poetica messa in scena.
Nel percorso infine alcune pareti della Fondazione si coprono interamente di lavori realizzati da Alfredo Jaar a partire dai primi anni Settanta fino ad alcuni ideati appositamente per la mostra.
Opere dedicate ad Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Ungaretti, alla denuncia delle dittature in America Latina e all’impegno politico degli anni Sessante e Settanta, si combinano con altre di artisti come Mario Merz e Alighiero Boetti, Luis Camnitzer, Valie Export, Hans Haacke, On Kawara, Yves Klein, Joseph Kosuth, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Cildo Meireles, Yoko Ono, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Gerhard Richter, Nancy Spero, Lawrence Weiner che con il loro percorso non hanno e non smettono mai di interrogare il mondo.
con il supporto della Fondazione CRT e il patrocinio dell’Ambasciata del Cile in ItaliaFoundation.