Fondazione Merz

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Bertille Bak. Mineur Mineur

dal 21 febbraio al 22 maggio 2022

 

un progetto espositivo inedito della vincitrice della terza edizione del Mario Merz Prize

 

a cura di Caroline Bourgeois

La Fondazione Merz presenta la prima personale in Italia dell’artista francese Bertille Bak (Arras, Francia, 1983). L’inedito progetto espositivo site-specific, curato da Caroline Bourgeois, curatrice alla Collezione Pinault di Parigi, prende il titolo dall’opera principale, la video installazione Mineur Mineur (Minatore minorenne).

Per il progetto Mineur Mineur l’artista, nipote di minatori polacchi che venivano mandati a lavorare nelle miniere di carbone del nord della Francia fin dall’età di 13 anni, prende spunto dalla propria storia personale per raccontare il tema del lavoro minorile che ancora oggi priva dell’infanzia, della dignità e della salute circa 152 milioni di bambini nel mondo.

“Data l’empatia sincera, – commenta la curatrice Caroline Bourgeois – il desiderio profondamente onesto e rispettoso di incontrare esseri umani stretti nella morsa dell’oppressione e della povertà, il lavoro di Bertille Bak si può vedere e percepire in modo onesto. Il suo scopo non è quello di farsi conoscere, lei, l’artista, ma appunto di guardare con attenzione, con umanità, partendo dallo sguardo naturalmente sfalsato dell’artista, delle vite che avrebbero potuto essere le nostre se fossimo nati altrove.”

Lo spazio della Fondazione Merz e la sua infinita verticalità hanno ispirato l’artista, che ha scelto di contrapporre, a questa altezza monumentale la profondità abissale della terra. Tutto l’allestimento, che fa perno sull’opera principale, gioca infatti sul continuo straniamento causato da un doppio registro di lettura delle opere: una apparente regressione giocosa a cui viene condotto lo spettatore, dove però candore e efferatezza vanno a coesistere continuamente.

Si tratta ancora una volta, per l’artista, di affermare questa propensione per il linguaggio della favola, che accomuna tutti i suoi progetti, per il ricorso all’artificio, dove tra le righe si legge di una realtà di destini tragici, di una verità contemporanea, di un racconto sociale, che diventa una sorta di archivio della memoria, che intreccia la vita delle persone incontrate con la produzione di una nuova immaginazione comune.

La mostra è realizzata con il supporto di: Regione Piemonte, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Nuovi Mecenati