String Trio Kosova
Sihana Badivuku, violin
Blerim Grubi, viola
Aristidh Prosi, cello
Derek Han, piano
Il programma di questo concerto vuole offrire una riflessione sulla precarietà dei confini, intesi come barriere difficilmente valicabili.
Il compositore Lorenc Antoni, il cui brano “Malesorja” apre la serata, rappresenta per dato biografico, un paradigma di tale concetto: pur non essendosi mai mosso dalla sua terra natale, ha ricevuto nell’ordine la cittadinanza ottomana, quella serba, infine quella jugoslava e viene ora ricordato come compositore del Kosovo, nato in quella che è ora la Repubblica della Macedonia del Nord.
Seguono due brani di compositori kosovari, Valton Beqiri e Rexho Mulliqi, in parte ispirati dal folklore delle popolazioni locali. In questi brani si riconoscono tratti stilistici in parte caratteristici della musica albanese, insieme ad altre influenze balcaniche e reminiscenze del passato dell’antica Grecia, stemperando così le distinzioni etniche.
Il brano di Merz sposta invece il concetto di confine a quella che, nell’epoca dell’esplorazione interplanetaria, dovrebbe essere la sua posizione naturale: la progressive scoperta di nuovi mondi. Vi vengono infatti descritte alcune caratteristiche della meteorologia del pianeta Marte, dai venti violentissimi ai “dustdevils” , improvvisi tornado di polveri. Un impressionismo post litteram.
Infine il capolavoro schumanniano riporta il concetto di limite e di confine all’interno stesso dell’animo umano. Sono infatti ben note le schizofrenie e le personalità multiple che caratterizzarono la vita intima dell’autore, spingendolo agli estremi limiti del disagio psichiatrico.
Tutto il concerto si pone quindi come una variazione sul tema dello sconfinamento nell’arte, nella capacità degli artisti di sentire sempre il limite come uno stimolo e una sfida e mai come una barriera difensiva.
Si ringrazia:
Goldberg CapitalPartners AG, Zürich e Pianoforti Piatino