Festa Invisibile: Sostantivo composto dalle parole festa /’fɛsta/ s. f. [lat. festa, propr. femm. dell’agg. festus “festivo, solenne”] e inviṡìbile agg. [dal lat. tardo invisibĭlis, comp. di in-2 e visibĭlis «visibile»] – 1. Rito della tradizione popolare che celebra ciò che non è veduto o ignorato dallo sguardo della società, perché incorporeo o immateriale, perché nascosto o sotterrato, perché considerato immeritevole di attenzione, vergognoso, scomodo o fastidioso.
Una festa invisibile sovverte le gerarchie consolidate che determinano ciò che è degno di essere visto e ciò che non lo è, le pratiche e le identità che, secondo l’opinione dominante, devono essere recluse negli spazi domestici e quelle che possono abitare lo spazio pubblico.
La proposta artistica di Paloma Calle e Massimiliano Casu esplora le possibilità espressive e politiche offerte dall’immenso campo della festa popolare, intesa sia come laboratorio sociale che come strumento che permette una sperimentazione artistica collettiva, aperta e inclusiva.
Questa pratica sperimentale adotta gli strumenti delle arti performative, della creazione sonora e musicale, del ballo e l’espressività del movimento, con l’obiettivo di attivare nella società visioni critiche e incarnate, dove il corpo possa assumere un ruolo centrale come dispositivo pensante e creativo.
L’idea di edonismo critico e la concezione del divertimento come esperienza trasformatrice rappresentano la base di un percorso di sperimentazione artistica finalizzato alla costruzione plurale di nuovi strumenti per la lotta per l’uguaglianza, la parità e la visibilità di quelle soggetività che la nostra società pone ai margini e discrimina.
In relazione all’invito della Fondazione Merz a intervenire nel contesto del Piazzale Chiribiri e del Borgo San Paolo di Torino, proponiamo un esperimento intorno al rito della festa di quartiere, un momento costitutivo nella costruzione collettiva dell’identità, basato sull’immaginario e sull’invenzione di tradizioni che possano essere il motore di un dialogo tra comunità diverse che coabitano uno spazio urbano frammentato.
L’idea fondamentale del progetto consiste nel realizzare un laboratorio aperto, che possa accogliere le idee e le energie delle persone che abitano nel quartiere, proponendo la costruzione di una festa popolare, un carnevale fuori stagione, una processione, una parata, una sagra o una kermesse che possa offrire la scusa per ri-immaginare il contesto, le relazioni tra chi lo abita e l’immagine che tutto questo insieme proietta verso il resto della città.
L’idea si materializzerà nell’attivazione di una sorta di “assemblea permanente” di un immaginario comitato di quartiere, che inventerà e realizzerà la festa, attraverso un percorso di co-creazione comunitaria nella seconda metà di luglio e ottobre 2022. Un laboratorio di creazione artistica multidisciplinare che offrirà l’opportunità per attivare un dialogo intorno al quartiere e il suo futuro.
Questo formato oltre ad avvicinare il quartiere alla Fondazione Merz (e viceversa), offre l’opportunità di attivare un’esperienza artistica collettiva capace di rompere le barriere consolidate tra chi produce e chi fruisce della cultura, di esplorare i fatti e le biografie della quotidianità del quartiere che non formano parte della storiografia ufficiale, valorizzandole e mettendole al centro del processo di rigenerazione urbana del Borgo San Paolo.
L’attività si inserisce nell’ambito del progetto “Le cose che abbiamo in comune”, coordinato da Associazione Comala e finanziato dalla città di Torino (su Asse 6 – misura TO6.2.1.a REACT TO COVID).
Il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare presidi culturali di comunità sull’asse che va da piazza Benefica (Cit Turin) alla Fondazione Merz e i giardini Chiribiri (San Paolo) passando per l’ex Caserma La Marmora di Corso Ferrucci (punto di congiunzione tra i due quartieri), con un programma ampio, continuativo ed eterogeneo di eventi e appuntamenti culturali.
con il patrocino della Città di Torino e della Circoscrizione 3