Fondazione Merz

Eventi

Festival delle Colline Torinesi 29 ed._spettacoli presentati con Fondazione Merz

12-13 ottobre 2024 | Societas/Romeo Castellucci > Senza titolo – Fondazione Merz

 

20-21 ottobre 2024 | Daria Deflorian > Elogio della vita a rovescio – Fondazione Merz

 

22-23-24-25-26-29-30-31 ottobre 2024 | Sergio Ariotti/Francesca Cutolo > Hannah – Teatro Gobetti sala Pasolini

 

1-2 novembre 2024 | Giovanni Ortoleva/Valentina Picello > Pagina – Fondazione Merz

 

5 novembre 2024 | Pippo Delbono/Piero Corso > La notte – Fondazione Merz

 

6-7-8-9-10 novembre 2024 | ERT/Compagnia Pippo Delbono > Il risveglio – Teatro Astra

Alla vigilia del suo 30 compleanno, il Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea – la storica rassegna teatrale, diretta Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla e organizzata da TPE – Teatro Astra – torna dal 12 ottobre al 10 novembre 2024, con un’edizione di ampio respiro che può contare su 7 prime, 6 produzioni, 15 spettacoli, 28 giorni di programmazione e 52 recite.  Per conoscere tutto il programma della 29 edizione clicca qui

Il Festival delle Colline Torinesi prosegue, per il quarto anno, il suo nuovo cammino di festival d’autunno ribadendo il rapporto con la creazione contemporanea anche grazie alla partnership progettuale con la Fondazione Merz, nei cui spazi, specie durante la settimana di ContemporaryArt, avranno luogo appuntamenti di teatro più performativo e/o sperimentale.

GLI SPETTACOLI PRESENTATI CON FONDAZIONE MERZ:

sabato 12 ottobre ore 17:00/17:30/18:00/18:30/19:00/19:30,
domenica 13 ottobre ore 19:00/19:30/20:00/20:30/21:00/21:30 – Fondazione Merz – posti limitati
Societas/Romeo Castellucci > Senza titolo
Presentato con Fondazione Merz e Teatro Stabile Torino
Senza Titolo è stato presentato alla Triennale di Milano nel contesto delle attività di Romeo Castellucci come Grand In vité del 2023. È un’azione reiterata offerta al pubblico come un moto perpetuo. L’intervento si fonda su alcuni elementi: un tubo d’oro appeso in orizzontale al centro di una stanza spoglia. Sul tubo è innestato un microfono. I partecipanti all’azione – incontrati nelle diverse città ospitanti – compaiono sulla scena uno ad uno. Sono persone diverse per età, aspetto fisico, sesso, etnia: bambini, uomini, donne, anziani. Li accomunano i lunghi capelli, che scendono lungo la schiena oltre le spalle. Ciascun partecipante compare da solo sulla scena, bagna i capelli in una semplice bacinella in plastica colma d’acqua e si avvicina al tubo d’oro. Una volta raggiunta la posizione inizia a colpire il tubo con la punta dei capelli appesantiti dall’acqua. Il microfono integrato nel tubo ri manda il suono riverberandolo nella grande stanza. L’azione è incessante, ritmica, e trascorsi alcuni minuti, il partecipante viene sostituito da quello successivo.
info e biglietti

domenica 20 ottobre ore 19:00, lunedì 21 ore 21:00 – Fondazione Merz
Daria Deflorian > Elogio della vita a rovescio
Presentato con Fondazione Merz – PRIMA
In Elogio della vita a rovescio, titolo preso in prestito da un saggio di Karl Kraus, il lavoro si concentra su uno dei rapporti più raccontati da Han Kang nei suoi libri: quello tra sorelle. Non solo nel più conosciuto La vegetariana, ma anche in Convalescenza e in White Book (non tradotto in italiano), dove si rivela, ogni volta attraverso trame diverse, la potenza di questo legame. In scena vediamo solo la sorella che crede di essersela cavata, quella che “fin da bambina aveva posseduto quell’innata forza di carattere necessaria a farsi strada nella vita. Come figlia, come sorella maggiore, come proprietaria di una attività, perfino come passeggera in metropolitana nel più breve dei tragitti, aveva sempre fatto del suo meglio.” L’osmosi tra le due sorelle è una corrente infinita, che ribalta concetti come quelli di salute, consapevolezza, giustezza delle scelte e l’elogio della vita a rovescio è il riconoscere che l’altra, la sorella, quella strana, quella crepata, quella che ci ha lasciato, ci sta lasciando, se ne è andata, ha fatto quello che ha fatto anche per noi. Sullo sfondo la violenza delle relazioni domestiche. Anche le più apparentemente innocue. E sullo sfondo dello sfondo, la violenza del mondo.
info e biglietti

martedì 22, mercoledì 23, giovedì 24, venerdì 25, sabato 26, martedì 29, mercoledì 30, giovedì 31 ore 18:00 – Teatro Gobetti sala Pasolini, posti limitati
Sergio Ariotti/Francesca Cutolo > Hannah
Prod. FCT/TPE. Presentato con Teatro Stabile Torino, Piemonte dal Vivo, Fondazione Merz, Istoreto – PRIMA
Al tema delle migrazioni storiche degli anni ‘30 fa riferimento il monologo dedicato a Hannah Arendt. Lo interpreta Francesca Cutolo su drammaturgia di Sergio Ariotti. La forma è quella di una conferenza-spettacolo alla Sala Pasolini del Teatro Gobetti. Due tempi: una prima parte datata 1943 e una seconda nei giorni nostri. In una si cominciava a discutere della soluzione finale di Hitler, di Auschwitz e della condizione dei migranti in America come analizzata in Noi rifugia ti. Nell’altra, dell’eredità culturale della Arendt che ci parla anche del processo Eichmann, di Stato di Israele e mondo arabo, argomento drammaticamente attuale. Nel monologo si scoprirà una donna scaltra, passionale, coraggiosa.
info e biglietti

venerdì 1, sabato 2 ore 21:00 – Fondazione Merz
Giovanni Ortoleva/Valentina Picello > Pagina
Presentato con Fondazione Merz
Nell’ultimo capitolo del ciclo degli Antenati, Calvino sembra uscire in diversi momenti dal romanzo per mettere sul la pagina sè stesso nell’istante in cui lo sta scrivendo. Suor Teodora, infatti, sembra essere una maschera che l’autore indossa per raccontare il proprio rapporto con la scrittura, la parola e tutto ciò che ne deriva, in un raffinato gioco di specchi e travestimenti. Partendo da queste pagine meravigliose che hanno per oggetto la pagina stessa, questo lavoro si interroga sull’atto dello scrivere. Sulla sua solitudine, il suo dolore, e la sua infinita meraviglia.
info e biglietti

martedì 5 ore 21:00 – Fondazione Merz
Pippo Delbono/Piero Corso > La notte
Prod. FCT/TPE. Presentato con Fondazione Merz
Delbono si confronta con un autore come Bernard-Marie Kol tès dando voce alla sua versione di La notte poco prima della foresta, testo che irruppe per la prima volta ad Avignone nel 1977 e restò una voce lancinante nella scrittura contemporanea fino alla morte di Koltès, scomparso prematuramente nel 1989. Un viaggio quasi autobiografico per Delbono che apre la serata con una lettera di François Koltès, fratello di Bernard-Marie, da cui l’artista ligure ha ricevuto il consenso a tagliare, operare, quasi stracciare il testo originale per in trecciare due vite e due voci. Un monologo forte, intenso, provocatorio, rabbioso che Delbono, accompagnato dalla chitarra di Piero Corso, interpreta con grande musicalità, modulando voce, toni e ritmi. La Notte si chiude con una lettera di Bernard-Marie alla madre: alla critica di pensare quasi soltanto al sesso, l’autore risponde rivendicando il suo concetto di amore, usando parole aspre, dolci e malinconiche per esprimere un sentimento di resistenza al nonsense del mondo che ci circonda.
info e biglietti

mercoledì 6 ore 19:00, giovedì 7 ore 20:00, venerdì 8 ore 21:00,
sabato 9 ore 19:00, domenica 10 ore 17:00 – Teatro Astra
ERT/Compagnia Pippo Delbono > Il risveglio
Prod. FCT/TPE. Presentato con Fondazione Merz
C’è un addormentamento all’origine de Il risveglio. Individuale e collettivo. Quello dell’uomo che alla fine di Amore – il precedente spettacolo di Pippo Delbono – andava a sdraiarsi sotto l’albero secco che d’improvviso si era coperto di fiori. E l’uomo restava lì, assopito in quel sonno che ci ha lasciati spaventati e silenziosi. Da cui ora sente la necessità di risvegliarsi, scontando la possibilità di trovarsi di fronte a una realtà ancora peggiore di quella di prima. Prima della pandemia che ha chiuso tutti in casa. Prima delle guerre scoppiate alle porte di casa. Prima del ritorno di ideologie che pensavamo appartenessero al passato. Il risveglio parte da un’esperienza personale per rovesciarsi in un sentimento di perdita che riguarda tanti. Che chiede di essere sanato, ma può esserlo soltanto a partire da un gesto di solitaria ribellione. Dal riconoscimento di una fragilità di cui lo spettacolo è lo specchio. Per la prima volta non ci sono nello spettacolo i testi degli autori che Delbono ha amato, che ha incontrato nei viaggi verso la sua personale Itaca, che spesso ha riela borato per farli ancora più suoi. Per dire il nuovo dolore che l’ha invaso e per invocare la rinascita ci sono soltanto le sue parole, le sue storie e le poesie che va scrivendo da qualche tempo.
info e biglietti