La mostra raccogliere circa 200 disegni, eseguiti dall’artista nell’arco di cinquanta anni, dal 1951 al 2003.
Il disegno è il punto di partenza dell’opera di Mario Merz. Come lui stesso racconta: “ Io sono il ragazzo che andava nei campi sperando di poter portare a casa un disegno senza dover imitare il paesaggio dell’Ottocento. Il ragazzo che disegnava le sensazioni della natura.”
Rifiutando tutto ciò che è definitivo e interpretando il proprio lavoro come una bozza, Merz vede nel disegno il mezzo più adatto, oltre che il più intimo.
“Ha sempre esitato a mostrare i disegni, perché erano quasi i compagni della sua vita – spiega Dieter Schwarz, direttore del Kunstmuseum Winterthur – ed erano il nucleo del lavoro che in qualche modo desiderava conservare. Così il disegno è quasi il pensiero che accompagna l’artista attraverso la sua opera.” Nei disegni si ritrovano, infatti, tutti i temi che hanno costellato la sua ricerca: l’igloo, la sequenza di Fibonacci, il cono e lo sviluppo della spirale, gli animali primordiali come rettili e chiocciole.
Di piccole e grandi dimensioni, i disegni cambiano stile a seconda dei temi e delle fasi. La mostra segue lo sviluppo della produzione di Merz, dai primi disegni del 1951, realizzati in pastello-carboncino, agli ultimi lavori del 2003, nei quali l’artista ricorre al bianco e nero e sembra recuperare il linguaggio con cui ha cominciato.
Mentre pitture e installazioni sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei d’arte contemporanea del mondo, ciò che finora è sempre stato difficile vedere sono i suoi disegni. Questa mostra documenta, per la prima volta dopo la sua scomparsa, uno degli aspetti fondamentali del suo lavoro.
La varietà e la natura di questi lavori rendono Mario Merz uno dei grandi artisti del disegno del dopoguerra.