Hale è il titolo del lavoro di Alessandro Tannoya.
Le immagini sono costruite dal regista torinese come sequenze di foto messe in velocità che si muovono come in un film. Una non narrazione che piuttosto, come nella migliore tradizione del cinema eidetico, crea significati soggettivi a seconda di chi lo guarda. La mancanza quasi totale di riferimenti temporali, e non solo, nelle opere di Marisa Merz affascina ed incuriosisce il filmmaker torinese, che usando immagini di opere altrui, crea un linguaggio espressivo che restituisce alle altrui sensibilità.
Il regista affida a due citazioni di Guy Debord e Ludwig Feuerbach la lettura del suo lavoro.

Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione. Guy Debord

È senza dubbio il nostro tempo… Preferisce l’immagine alle cose, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere. Ciò che per esso è sacro, non è che l’illusione, ma ciò che è profano, è la verità. Anzi, ai suoi occhi il sacro aumenta man mano che decresce la verità e che cresce l’illusione, tanto che per esso il colmo dell’illusione è anche il colmo del sacro. Ludwig Feuerbach

La scena musicale è affidata al violoncello di Thomas Demenga con musiche di Johann Sebastian Bach, Thomas Demenga, Willy Merz.

in collaborazione con Lunetta 11