Costantino D’Orazio incontra “uno di noi”, non un personaggio noto al grande pubblico ma un professionista, Giuseppe De Filippis, medico che dichiara, senza nascondersi dietro paraventi, di non sapere nulla di arte contemporanea. Atteggiamento di disponibilità e apertura che consente sicuramente un approccio diretto e, in questo caso, insolito con l’arte.
Alcuni dei temi più complessi affrontati dall’arte, vengono raccontati con il solito tono colloquiale e accattivante: la morte e la vita, il dolore e l’aspirazione all’immortalità. Il “match” tra il critico e il medico prende l’avvio da una delle opere più affascinanti del Rinascimento: il “Giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch, un racconto ironico e tragico dell’aspirazione dell’uomo all’eterna giovinezza.
Questa tensione all’assoluto e alla sfida della natura, come è penetrata nell’arte contemporanea? Uno dei lavori più enigmatici in questo senso è “Respiro” di Giovanni Anselmo, raccontato a partire dalla sua forma essenziale e misteriosa.
Attraverso le parole luminose “M’illumino d’immenso” di Alfredo Jaar, la conversazione affronta il ruolo del corpo e della reazione fisica nell’arte contemporanea, ripercorrendo le tappe fondamentali della body art, lungo il percorso tracciato da Marina Abramovic.
E il ruolo del corpo e della reazione fisica trovano espressione e concretezza musicale nella performance di Vaghe Stelle, in cui si può ascoltare e apprezzare una musica più “fisica” cogliendo così la possibilità di assistere all’espressione spontanea del talent in progress.
Vaghe Stelle, prende spunto da alcune opere presenti in mostra creando un esperimento di rara sensibilità, affiancato dalle voci di impostazione classica di Elisa Fagà e Arianna Stornello.