L’opera di Alfredo Jaar Two or three things I know about Monsters riporta una storica citazione da Antonio Gramsci da Quaderni del Carcere, 1930, il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.
Jaar introduce una riflessione sulla necessità e urgenza del passaggio al nuovo, che però sembra costantemente bloccato e sospeso tra il “non più” e il “non ancora”. Trasponendo la frase in forma di neon, sottolinea l’urgenza di illuminare con la cultura il buio degli orrori della storia affinché non vengano dimenticati e soprattutto non ripetuti.
Alfredo Jaar (1956, Santiago del Cile) vive e lavora a New York. Artista, architetto, fotografo e regista cresciuto sotto la dittatura di Pinochet, è fuggito dal Cile dopo aver conseguito una laurea in Architettura. Per Jaar l’arte è strettamente legata all’impegno sociale. Attraverso le sue opere, infatti, affronta temi politici ed economici legati a situazioni di emergenza umanitaria, di oppressione politica, di emarginazione sociale e violazione dei diritti umani e civili. Il suo interesse è rivolto a fare luce su situazioni che la nostra coscienza tende a rimuovere e sulla manipolazione delle informazioni da parte dei media.
Il progetto TUTTOLIBERO
Perno del progetto è il parcheggio Lancia – Chiribiri, sito tra via Lancia e angolo via Caraglio nel quartiere San Paolo di Torino.
Lo spazio si ricollega alla sua funzione primaria, riqualificato, infatti, assume il ruolo di incubatore di auto coerentemente con la sua natura. Il parcheggio infatti era, a partire dai primi anni del ‘900, inizialmente luogo adibito a deposito di materiali e poi a rimessaggio di autoveicoli appena prodotti. Con il progetto TUTTOLIBERO si persegue l’obiettivo di portare l’arte anche in quegli spazi che non nascono come incubatori di opere ma che, allo stesso tempo, si presentano come luoghi ideali per accoglierle e renderle fruibili per chiunque senza formalismi o preconcetti. Il titolo proposto TUTTOLIBERO riflette quelle che sono le idee e le caratteristiche alla base del progetto. Innanzitutto, si vuole rimandare alla realtà del parcheggio, immaginare uno spazio che possa essere aperto a tutti e tutte, in cui c’è sempre posto e la libertà si erge al primo posto. Il termine “tutto” rimanda inoltre a un concetto di lotta, l’avere tutto, il sentirsi negati i propri diritti e perseguire la lotta per recuperare ciò che ci spetta: concetti che rimandano al mondo operaio e al senso di comunità che lo caratterizza.
Il progetto prevede l’alternarsi di tre episodi annuali con interventi quadrimestrali: una di collezione della Fondazione Merz, una del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile e un progetto di ricerca che ruoti intorno ai temi della macchina, del lavoro e della tecnologia rimanendo coerente con l’eredità che lo spazio e il quartiere condividono con la fabbrica Lancia. Tra questi episodi scorre un fil rouge, vi è alla base un tessuto connettivo che lega i vari artisti e li conduce verso la stessa mission.