La mostra è costruita attorno ad una riflessione personale sul concetto di famiglia, che nasce dalla memoria delle proprie origini e dalla recente esperienza di genitori adottivi. Gli artisti si interrogano inoltre sulla natura della famiglia “mista” che si confronta con il contesto sociale di un paese che dimostra sempre più diffidenza e paura verso la diversità.
Il modo in cui ci piacerebbe affrontare la mostra è quello di considerarla come una sorta di lettera a nostra figlia, nella quale raccontare un po’ di noi stessi, del nostro passato, della società in cui viviamo, del nostro lavoro di artisti (Ottonella Mocellin – Nicola Pellegrini).
I membri più piccoli della comunità assumono un ruolo determinante all’interno della mostra. Un gruppo di bambini in età prescolare viene infatti coinvolto attivamente alla realizzazione dell’opera d’arte, come un work in progress, attraverso una serie di laboratori condotti dagli artisti stessi insieme al Dipartimento Educativo della Fondazione. Il laboratorio dal titolo “Little boxes” è inteso come parte integrante e pulsante della mostra e lo spazio in cui si svolge si modifica progressivamente. L’idea è quella di considerare la mostra non come un progetto finito, ma come un processo vivo e aperto a differenti possibilità e molteplici interpretazioni. I bambini sono portati a riflettere sull’idea di casa e sul loro rapporto con lo spazio domestico e attraverso questi temi a raccontare storie e dinamiche di relazione esistenti al suo interno.