Ways of Working: the Incidental Object è il primo capitolo di un progetto in via di svolgimento che esamina il modo in cui gli artisti si sono rivolti al tema del lavoro, della manodopera, dell’alienazione e della produzione, dal ventesimo secolo sino ai giorni nostri, generando nel processo nuove pratiche – modi e metodi di lavoro, appunto – e approcci diversi all’oggetto. Partendo dai diversi approcci al lavoro e all’economia di una selezione di artisti storici ed emergenti, Ways of Working pone domande relative al fallimento delle utopie socio-economiche del recente, e non solo recente, passato.
In questo primo capitolo, come indica il titolo, è l’oggetto ad assumere il ruolo di protagonista.
La mostra presenta un gruppo opere seminali degli anni ’60 e ’70 di artisti leggendari quali Stuart Brisley, che nel cortile della Fondazione ripropone la monumentale installazione Poly Wheel del 1970, composta da 212 sedie Robin Day; Enzo Mari con la sedia democratica costruita con le istruzioni di Autoprogettazione; Mario Merz, Charlotte Posenenske con una serie di Reliefs, e Mladen Stilinović con l’installazione Exploitation of the Dead.
In dialogo serrato con queste opere storiche sono presenti interventi di artisti più giovani quali Felipe Mujica, che propone un nuovo progetto, appositamente prodotto per la mostra, composto da stendardi modulari che ri-configurano lo spazio del cortile; Mai-Thu Perret, Tobias Putrih, entrambi presenti con video e videoinstallazioni; Falke Pisano, con la complessa installazione Figures of Speech (Formation of Crystal) del 2009, Gabriel Sierra, presente con due dia-proiezioni e con una scultura che si rifà direttamente a Enzo Mari, Superflex, con l’installazione partecipativa Copy Light Factory (2005), e Andrea Zittel, di cui è esposta una serie delle sue famose A-Z Personal Panel Uniforms (1995-98), uniformi da lavoro realizzate con un unico pezzo di tessuto e confezionate in modo radicalmente semplice ed economico.