Fondazione Merz presenta, nell’ambito del progetto ZACiak di ZACentrale e in contemporanea alla mostra Giorni Felici? quello che accade, quello che può accadere, il terzo appuntamento della rassegna, curata da Beatrice Merz, Inter | sezioni, con la proiezione di tre lungometraggi dell’artista Shirin Neshat Women without men (2009), Looking for Oum Kulthum (2017) e Land of dreams (2021).
La rassegna Inter | sezioni, inserita nel palinsesto ZACiak, costruisce, anche fisicamente, un luogo di incontro e incrocio tra arte visiva, cinema, teatro e musica. In questa programmazione sono proposti film d’artista, performance, eventi e incontri per esplorare, approfondire e al tempo stesso sostenere i vari linguaggi artistici contemporanei e i loro specifici terreni di ricerca. Attraverso la selezione di film con la regia di artisti visivi, si conferma così la volontà di perseguire una commistione, e difendere le contaminazioni, tra diverse discipline della cultura e del mondo visivo. Questa sezione di ZACiak si svolge, tra gli altri, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino che per questa occasione entra a far parte dei partner del progetto ZACentrale.
I lungometraggi:
Land of dreams / Shirin Neshat (2021)
113 min.
Una satira politica ambientata in un prossimo futuro in cui l’America ha chiuso i suoi confini ed è diventata più insulare che mai. La storia segue Simin, una donna iraniana americana, in un viaggio alla scoperta del nocciolo di ciò che significa essere un’americana libera. Lavora per la più importante agenzia governativa del suo tempo, il Census Bureau. Nel tentativo di comprendere e controllare la sua popolazione, il governo ha avviato un programma per registrare i sogni dei cittadini. Simin, uno dei principali acchiappasogni del Census Bureau, non è a conoscenza di questo subdolo complotto. Lei stessa, essendo tra gli ultimi immigrati ammessi nel paese, è combattuta tra il suo apprezzamento per l’accettazione dell’America, la compassione per coloro i cui sogni sta registrando. Giocoso e commovente, Land of Dreams riconosce la grandezza dell’esperimento americano offrendo allo stesso tempo un segnale di avvertimento per ciò che potrebbe accadere.
Women without men / Shirin Neshat (2009)
95 min.
Nell’estate del 1953, la vita di quattro donne iraniane si intreccia con congiunture storiche drammatiche per il paese: il colpo di Stato appoggiato dagli americani e dagli inglesi che portò alla restaurazione al potere dello Scià e alla deposizione del Primo Ministro democraticamente eletto Mohammad Mossadeq.
Fakhri, Zarin, Munis e Faezeh sono quattro donne, che provengono da quattro classi sociali differenti, ma condividono i momenti drammatici del contesto politico in cui si trovano. Fakhri è una donna di mezza età, che è costretta in un matrimonio in cui i sentimenti sono assenti, ma in lei arde ancora la passione per una sua vecchia fiamma che è tornata dall’America. Zarin è una giovane donna che si prostituisce e che vive il dramma di non riuscire più a vedere i volti degli uomini. Munis ha una fortissima coscienza politica, ma deve subire l’isolamento impostole dal fratello tradizionalista e religiosamente intransigente. La sua amica Faezeh, invece, è totalmente indifferente a quanto accade al di fuori del giardino ove queste donne si sono rifugiate e sogna costantemente di sposare il fratello di Munis. Mentre la storia scorre nelle strade di Teheran anche le vicende personali di queste quattro donne si sviluppano seguendo percorsi da principio inimmaginabili. Sia Munis che Fakhri affronteranno con coraggio il proprio destino mentre Faezeh e Zarin impongono alle proprie esistenze delle svolte fondamentali per il loro futuro. Il film risente della provenienza della regista dal mondo dei videomaker ed ha immagini bellissime, che seguono percorsi onirici e simbolici, che si intrecciano alle vicende reali.
Looking for Our Kulthum / Shirin Neshat (2017)
90 min.
Mitra è una regista iraniana che vive in esilio. Ossessionata da Oum Kulthum, cantante egiziana, celebrata e amata da tutto il mondo arabo, vuole raccontare la sua storia al cinema. Il progetto trova realizzazione con Ghada, maestra elementare che incarna il personaggio con mimetismo impressionante. Ma il talento e l’entusiasmo di Ghada non sono sufficienti a tenere in piedi una produzione che naufraga nella sua ambizione e sotto i colpi dei produttori che non ritengono Mitra all’altezza. Quale prezzo deve pagare una donna per realizzare le sue passioni in una società conservatrice e castrante? È la domanda che si pone Mitra mentre i contorni di Oum Kulthum si fanno più netti e il suo fantasma più vicino.
Shirin Neshat cerca di restituire la devozione nei confronti dell’artista, sublimandola sullo schermo con un rispetto quasi mistico. Perché Oum Kulthum è edificio sacro e perfezione artistica. Con lei parlare di culto non è un’esagerazione, in Egitto si continua a nascere, crescere e morire accompagnati dalle sue canzoni.